Occhi pollini – con il termine occhi pollini si intendono degli sprofondamenti del terreno, di estensione orizzontale e verticale variabile e che possono interferire con le attività antropiche, legati ad una serie di fenomeni che interessano i depositi sedimentari superficiali e strettamente correlati all’infiltrazione e alla circolazione di acqua nel sottosuolo e alla litologia dei terreni in cui si possono manifestare.
Il fenomeno è tipico del territorio dell’alta pianura, ed in particolare nella fascia lombarda tra Ticino e Adda, ed è associato allo svuluppo di cavità sia in depositi sedimentari cementati (ad esempio, il ceppo) sia in depositi sedimentari non cementati (ad esempio, ghiaie alterate e/o depositi a tessitura fine) per i quali la coesione permette il mantenimento di cavità al loro interno.
Le cavità possono essere parzialmente o totalmente riempite di materiale di crollo e/o sedimenti derivanti dalla circolazione idrica sotterranea; la loro genesi avviene per il processo noto come piping, che consiste nell’asportazione granulo a granulo di materiale da parte delle acque di infiltrazione diretta circolanti dalla superfici e verso la profondità, generalmente in situazioni in cui depositi meno permeabili sovrastano depositi con grado di permeabilità maggiore. Ad esempio, le ghiaie alterate fungono da livello a bassa permeabilità, mentre il conglomerato sottostantefunge da materiale permeabile in quanto spesso disomogeneo, con un reticolo di cavità prodotte da carsismo, fessure e livelli poco cementati che permettono il transito di acqua con materiale in sospensione.
Gli occhi pollini evolvono in due direzioni. Da una parte l’acqua che si infiltra asporta il materiale fine e ingrandisce il vuoto esistente; dall’altro, oltre una certa dimensione, la cavità evolve per crollo, in quanto la coesione data dall’alterazione non è sufficiente a sostenere la volta oltre un certo limite. L’eventuale crollo del diaframma superficiale può avvenire anche per sollecitazioni in caso di forti precipitazioni, effetto “leva” delle radici delle piante mosse dal vento o per sollecitazioni antropiche come sovraccarico per costruzioni e passaggio di mezzi e/o vibrazioni.
Il motore principale di innesco ed evoluzione è, in ogni caso, una variazione del regime idraulico nel sottosuolo che può essere data sia da cause naturali sia da cause antropiche.
Per ulteriori dettagli si veda A. Strini 2000.